La tana

Tagliatelle e bignè, p0rn fest - 2nd

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suni
view post Posted on 31/12/2009, 17:35




Questa breve originale è stata scritta e concepita per il p0rn fest di FF_ITA e non ha altra ambizione che parteciparvi. Stranamente, trattandosi di p0rn contiene... *rullo di tamburi*... p0rn!
Il prompt a cui mi sono rifatta è
M+M “Cosa ci fai nudo nel mio letto?”

All'occasione, la fic ha perso tutti gli award possibili nel fest suddetto, ma ha avuto il merito o per meglio dire fortuna di ricevere un riconoscimento che mi rallegra maggiormente: questa infatti è la storia scelta da Fiorediloto, emerita autrice e promotrice dell'iniziativa, e da lei segnalata tra le oltre seicento postate.
Yupi!!! ^__^

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Ed è tutto.


Tagliatelle e bignè



Non volevo.
D’accordo, la verità è che un pochino ci avevo sperato, immaginando, diciamo, una serie di approcci possibili e un certo quantitativo di casualità ed eventi concatenati che potevano far sì che tra noi due accadesse qualcosa. Sì, qualche volta potrebbe essermi capitato di fantasticarci su e di crearmi siparietti mentali anche vagamente spinti, in merito a lui. Di sicuro se non fossi timido come sono avrei anche provato a sondare il terreno e avanzare qualche segnale del mio interesse, ma in realtà oltre alla mia imbranataggine dovevo tener conto anche del fatto che lui era e restava una persona rischiosa con cui andare a letto, perché in nessun caso sarebbe sparito dalla mia vita né io dalla sua in un battere di ciglia; dunque avevo deciso di non stare a sperarci, sul serio.
Il fatto è che la sfortuna, quando uno ce l’ha, se la porta appresso inesorabilmente. È una stella fedele e premurosa che emana sempre i suoi raggi devastatori sui malcapitati che sceglie come beniamini, senza farsi mai scappare l’occasione d’infierire. È l’unica spiegazione che possa far luce su come, tra tutti i posti del mondo in cui sarebbe potuto capitarmi di incontrare il ragazzo più attraente che potessi concepire, questo evento si sia verificato proprio in casa di mia sorella. Precisando che detto ragazzo è il di lei coinquilino omosessuale e fraterno amico, ovviamente.
Voglio dire, uno che è appena stato sbattuto fuori dal suo posto di lavoro dal capo spregevole che non gli ha rinnovato il contratto per futili motivi, e che successivamente ha dunque dovuto lasciare il proprio alloggio per il quale non aveva più possibilità finanziarie di pagare l’affitto, tutto questo poche settimane dopo essere stato biecamente scaricato dal proprio ragazzo, si aspetterebbe di trovare nella casa della propria unica sorella qualcosa come serenità ed equilibrio.
Non è successo assolutamente niente del genere. Non appena ho messo piede lì dentro, con lo zaino ancora in spalle e due valigie abbandonate davanti – nelle quali erano amorevolmente rinchiusi tutti i miei averi e, in breve, la mia intera esistenza – mi sono trovato davanti questo pezzo di ragazzo che si preparava pranzo a torso nudo e ostentava un fisico snello e ben sistemato da far impallidire più di un’educanda.
Ofelia, la mia scoppiata e schizofrenica consanguinea, mi ha strattonato verso l’interno visto che sembravo murato nel pavimento ad un passo dalla porta. A quel punto, placido e a proprio agio, il manzo ha mollato la padella sfrigolante con cui stava armeggiando al suo destino e s’è fatto avanti con una mano tesa e un sorriso di schietta cordialità.
“Ciao, sono Dario, vivo qui. Tu devi essere Samuele, il fratello di Fèfè,” ha esordito, con una voce roca e musicale.
In qualunque altro momento sarei scoppiato a sghignazzare con perfidia e avrei infierito sulla bestia che è mia sorella prendendola in giro per quell’orrido soprannome durante un anno o due; in quel momento invece sono riuscito soltanto a deglutire – non senza un certo sforzo, per di più – e stringere debolmente la bella mano affusolata che mi veniva tesa.
“Già,” ho rantolato, abbagliato dal verde degli occhi, il lucido nero dei capelli e le fossette sottili sulle sue guance. “Piacere.”
Ecco. È successo in quel momento, senza il minimo preavviso. Dario mi è entrato nella testa come se l’avesse sparato la canna di una pistola e, per quanto io abbia tentato di contrastare la cosa, non ha voluto saperne di uscire da lì. Anzi, col passare delle settimane si è annidato in profondità, manifestandosi nei momenti più impensati e con un’incrollabile costanza sotto la forma di un pensiero incontrollabile.
Sì, non solo nei momenti più impensati. Anche in altri più logici, tipo quando mi gingillo. In realtà, nei due mesi da che lo conosco, a Dario è stato facilissimo provocarmi erezioni improvvise anche solo chiedendo attraverso la porta chiusa se dovesse contarmi per la cena.
Ovviamente, la perfida ha captato immediatamente la questione. Disgraziatamente Ofelia è stupida in tutto tranne che per le cose sentimentali, tant’è che è stata proprio lei la prima a sgamare che sono gay, senza nemmeno che glielo dicessi, e probabilmente il fatto che sia mia sorella ha un suo peso in questo straordinario intuito. Sta di fatto che tempo due giorni dal mio arrivo a casa sua mi ha trascinato in camera e minacciato di castrarmi nel caso in cui avessi tentato di concupire il suo beneamato coinquilino ed amico.
La spiegazione, esplicata con un candore e un tono d’ovvietà sconfortanti, è stata che le mie storie sono sempre deludenti, inutili e finiscono malissimo. Di solito con odio feroce ed imperituro, cosa che non deve e non può accadere con Dario, dal momento che vivono insieme e sono ottimi amici.
“Fatti qualunque ragazzo ti vada, prenditene cento, ma giù le mani da Dario,” ha concluso minacciosamente, truce.
Tralasciando il fatto che la frase lasciasse intendere la possibilità concreta che io possa avere qualunque ragazzo o cento addirittura, idea del tutto falsa e fuorviante dal momento che non sono mai stato molto attraente né ho particolare successo, e che questo mi abbia lusingato da parte di mia sorella, resto convinto che è comunque tutta colpa sua. È stata lei a tirar fuori questa storia di quanto sia balsamico e divertente girare per casa interamente nudi quando si è soli, e se non l’avesse fatto nulla di tutto questo sarebbe successo.
Difatti io, da bravo fratello responsabile, ho cercato di mettere in pratica il suo ordine perentorio: ho fatto finta di non notare quanto sia spettacolare il sedere di Dario, che bei bicipiti, o gli zigomi, o la schiena tornita. Ho anche finto di non far caso a quanto sia colto, brillante, intelligente, spiritoso ed arguto. Mi sono invece concentrato sulla sua brutta tendenza a frequentare tre ragazzi nello stesso periodo, mentendo spudoratamente a tutti e tre con una faccia tosta deplorevole, e sulla sua incapacità di preparare soffritti di cipolle degni questo nome, caratteristiche queste capaci di sminuire, e non di poco, l’immagine di chicchessia ai miei occhi. Oggettivamente, mi sono quasi provocato un torcicollo perenne per obbligare la mia testa a non girarsi seguendo i suoi spostamenti in quell’alloggio in cui apparentemente sta sempre così poco vestito, e ho imposto a me stesso di non compiacermi per ogni punto in comune che scoprivo di avere con lui: la passione per Shakespeare, quella per il falafel con tanta salsa bianca, l’abilità nel perdere qualunque oggetto la cui forma ricordi quella di una chiave con una facilità sconcertante e mille altre piccole cose. Mi sono sforzato, e sono stato un fratello esemplare.
Ma poi lei se n’è saltata fuori con quella faccenda.
Era mercoledì sera e stavamo cenando in ritardo dopo essere andati al cinema: Dario, che aveva già mangiato, trafficava lì con noi in salotto col suo portatile scassato e per la precisione, se gli effetto sonori non mi hanno ingannato, giocava a Tetris. Che è segretamente il videogioco preferito di entrambi, tra l’altro, come abbiamo scoperto il mese scorso.
La bestiaccia invece trangugiava polpette come fossero state noccioline e blaterava insulsaggini sull’accettazione di sé e la coesistenza serena col proprio corpo. Roba da psicoterapeuta o da femmina che ha del tempo da perdere, insomma. Di punto in bianco ha tirato un sospiro compiaciuto.
“Ecco, per esempio: non c’è niente di più appagante dello stare soli in casa nudi,” ha sentenziato, saputa.
“Ma va’ là,” ho borbottato io, ironico.
“Dico sul serio!” ha insistito la piaga, agitando le mani mezza invasata. “Dà una sensazione di… di totale libertà, capisci? Come se si concedesse finalmente al proprio corpo di essere, senza costrizioni, restando però nel rifugio confortevole di casa propria.”
A me queste storie di liberazione e autostima son sempre sembrate fesserie, e difatti stavo per dire che non ha senso e che star in casa propria e sentirsi libero lo si può fare anche tenendo su le mutande; proprio in quel momento, però, Dario ha spostato i suoi profondi occhi verdi dallo schermo per una frazione di secondo.
“E’ divertente per davvero,” ha commentato, vago. “A me piace soprattutto quando fuori nevica.”
Senza stare a perder tempo nel riferire dell’effetto che l’idea di Dario perfettamente nudo a passeggio per casa ha avuto su di me, è stato lì che m’è venuta voglia di provare ad ogni costo.
Perciò oggi, sapendo che Dario lavorava e che mia sorella sarebbe stata in giro con le amiche, ho approfittato della solitudine per uno striptease senza pubblico. All’inizio ho osservato criticamente questa cosa emaciata che Natura mi ha dato come corpo, poi mi sono seduto sul divano e infine mi sono sentito semplicemente idiota. Così ho fatto per ritornare verso il bagno e recuperare i miei vestiti, ed è stato allora, mentre imboccavo il corridoio, che la serratura della porta ha scattato e che mi è giunta l’eco confusa di voci femminili starnazzanti, tra cui quella di Ofelia; conclusione: mia sorella era rincasata con le sue amiche, e molto prima del previsto.
Ora, la porta del bagno era in fondo al corridoio, proprio accanto a quella della stanza degli ospiti; quella della stanza di Dario a venti centimetri da me: mi è sembrato logico ficcarmi qui dentro ed aspettare che le galline si defilassero, nella peggiore delle ipotesi prendergli in prestito dei vestiti e poi rimetterli a posto senza farmi beccare. Così sono sgusciato nella stanza vuota, caotica come sempre, e sono rimasto lì impalato con la percezione netta di essere sempre più imbecille.
Sono già stato un sacco di volte in camera di Dario e l’ho esaminata scrupolosamente, senza dare nell’occhio: dalle foto con gli amici al poster di Apocalypse Now al dijiridou nell’angolo accanto alla finestra, tutto è di mio gusto. Perciò dopo qualche secondo di esitazione ho preso dimestichezza, mi sono rassegnato al mio destino e alla nefasta influenza di quella testa vuota di Ofelia e mi sono seduto in punta di chiappe sul letto sfatto, pronto ad attendere quanto fosse stato necessario.
Che cavolo, non potevo certo immaginare che Ofelia avesse aspettato Dario fuori dal lavoro che sarebbero rientrati insieme. Credevo che lui andasse al suo allenamento di aikido, come tutti i venerdì.
E invece, mentre stavo lì con le mani in mano, la porta si è aperta e si è richiusa sulla schiena ignara di Dario. Solo voltandosi ha sollevato lo sguardo e mi ha visto lì: io, per il panico e la sorpresa, non sono riuscito a compiere altro gesto che spalancare la bocca, con tutti i gioielli in bella mostra e un’espressione che presumo di totale demenza.
Dario ha sbattuto un paio di volte le palpebre, come incredulo, poi si è grattato la guancia educatamente cercando forse di dominare lo sbigottimento.
“Samu… Cosa ci fai nudo nel mio letto?”
E certo. E vai a spiegare dell’attrazione celata e delle sparate nudiste di mia sorella da lui condivise, e del fatto che sono tornati a casa molto più presto del previsto, nel bel mezzo del mio esperimento, sicché non ho fatto in tempo a chiudermi in un'altra stanza. È la storia meno credibile e più strampalata della storia, e io stesso non me la berrei.
Così sono rimasto fermo limitandomi a guardarlo vacuo, e giuro che non ho la più pallida idea di come uscire con la dignità intatta da questa cavolo di situazione.



Samuele se ne sta immobile in punta di materasso, con gli occhi spalancati e uno sguardo inebetito da animale chiuso nella gabbia. Dario è ancora davanti alla porta, fissa il suo viso per non dar l’impressione che stia osservando altro, anche se gli riesce difficile, soprattutto perché è così inaspettato e perché sa che non dovrebbe guardare lì - più che per reale disinteresse verso il corpo spigoloso di Samuele. Ma tutto questo è secondario rispetto allo sconcerto.
La sua legittima domanda è precipitata in un silenzio duro, imbarazzante. Non riesce bene a capacitarsi di come Samuele, che da quando si sono conosciuti gli è parso un ragazzo poco intraprendente e ancor meno sicuro di sé, sia riuscito a trovare lo stomaco di chiudersi nudo in camera sua. A giudicare dal colorito terreo e dal panico espresso dai suoi occhi, anche Samuele sembra non averne idea.
Per la verità, Samuele ce l’ha. E nonostante sia consapevole di quanto ridicole e poco credibili suoneranno le sue parole, è quella che si accinge a spiegare distogliendo lo sguardo: si umetta le labbra, sospira impercettibilmente tra sé con la rassegnazione tipica dello sfigato cronico e scrolla la testa.
“So che sembrerà assurdo. Il…”
“Sì, abbastanza,” conferma Dario, facendo un passo avanti.
Decide in quel momento, riuscendo finalmente a muoversi e sbloccarsi dalla sorpresa, che dopotutto il come, il quando e il perché del colpo di testa di Samuele non gli interessano più di tanto. Naturalmente in circostanze normali non avrebbe sfiorato un singolo capello del fratello della sua migliore amica – forse è per questo che ne ha tanta voglia da quando Samu è arrivato a casa loro, o forse invece le ragioni sono altre: non ha importanza, Dario non è mai stato uno che analizza i vari lati delle situazioni, lui respira le cose e le ingoia senza pensarci troppo su, e sono esse stesse a svelargli qualcosa con l’esperienza.
Non l’avrebbe mai toccato, per rispetto verso Féfé: ma quello si è ficcato nudo nel suo letto e, porco cavolo, lui non è un cyborg. Quindi la logica decisione di Dario è di non sprecare la presenza di Samuele. Peccato che il suddetto, nel vederlo marciare verso di lui con aria ispirata e risoluta, ne deduca per un procedimento logico chiaro a lui solo, e forse nemmeno, che stia per prenderlo a cazzotti e scacciarlo a pedate dalla sua camera da quel gran pervertito che è. O meglio, che sembra.
“B-beh, allora io...” inizia, alzandosi precipitosamente. S’interrompe ancora prima che Dario lo zittisca, perché sarebbe comunque una frase difficile da continuare. Dovrebbe suonare qualcosa come allora io andrò di là a mostrarmi nudo anche alle amiche di mia sorella e Samuele non è certo di sentirsi pronto.
In ogni caso, Dario interrompe il suo movimento con uno spintone e Samuele, troppo stupito per reagire, cade indietro rimbalzando sul materasso. Poi ci sono le mani del ragazzo che lo inchiodano giù e il suo ginocchio posizionato strategicamente di modo che se lui si muovesse le conseguenze potrebbero essere di gravità incalcolabile, precisamente premuto tra le sue gambe.
Samuele sgrana gli occhi per una sorta di estatica incredulità, poi le labbra di Dario aggrediscono le sue e la mano gli stringe il viso, poi il collo. Bene, ne deduce, con una calma considerevole per quella situazione, quand’è così, nessuno potrà mai dire che sia esattamente stato io a cominciare.
Sì, beh, forse potrebbero, se non sapessero della sua accidentale presenza in quella camera; ma commetterebbero un grave errore, perché lui ha la coscienza pulita ed intonsa mentre affonda le dita nei capelli neri di Dario, premendo la sua nuca verso il proprio viso, e stringe il braccio intorno alla sua vita con un sospiro leggero, l’erezione ormai ben sveglia contro la gamba dell’altro. Ha la coscienza splendente mentre la lingua di Dario scende giù per la sua giugulare e poi percorre la linea della clavicola e si trattiene infine sul capezzolo.
Non gli è mai successo di stare a letto completamente nudo insieme ad uno completamente vestito, ed è una sensazione strana e un po’ destabilizzante, che mette addosso l’impressione di un qualche svantaggio e di vulnerabilità. Probabilmente è per questo che, con più foga ed urgenza del normale, Samuele si affretta a togliere il maglione di Dario strattonandoglielo via dalla testa, poi la maglietta e quasi gli asporta un orecchio.
Il suo torace ha esattamente la consistenza morbida e compatta al tempo stesso che lui aveva immaginato osservandolo, ma smette di pensarci nel momento stesso in cui la mano di Dario scorre sul suo sesso e poi lo avvolge: cerca di divincolarsi per terminare quello che ha cominciato – è meticoloso, Samuele, e se inizia a svestire uno deve anche finire – ma il suo eroico tentativo dura qualcosa come due secondi, poi geme piano e abbandona la testa indietro socchiudendo le labbra.
“Bell’idea,” mormora Dario contro la sua pelle, ma non è che sia una complimento meritato, visto che lui non intendeva affatto provocare il tutto. Ma piuttosto che dirlo se lo mozzerebbe, nonostante il suo piccolo Samu herectus stia benissimo in mano a Dario, al momento, e comunque mica può parlare, adesso. Dario lo sta di nuovo baciando, la sua lingua si muove tra le labbra di Samuele alla stessa velocità della mano, e poi lui finalmente riesce a sbottonargli i pantaloni, cercando di abbassarli quanto più possibile senza spostarsi. È sufficiente a permettergli di ricambiare le gentili attenzioni all’erezione dell’altro per qualche decina di secondi in cui solo i loro gemiti leggeri si spandono nell’aria. Poi basta: Dario punta le ginocchia sul materasso e si solleva un po’, tirandosi via tutti i vestiti che rimanevano, calzini compresi, con un gesto tanto fluido che Samuele rimane vagamente ammirato.
I talenti di Dario comunque non paiono essere esauriti, e la sua bocca che gli corre addosso sembra a Samuele una promessa, sul collo, il torace, e intanto lui continua a toccarlo e muovere la mano su di lui, Dario ogni tanto sussulta e sembra incespicare; poi si ritrae.
“Spetta,” mormora.
Samuele aspetta, ma è un’attesa frustrante, che stringe un po’ lo stomaco finché le labbra di Dario non ritornano sulle sue e le sue dita adesso unte non vanno a stuzzicare il suo pertugio, prima una, poi un’altra, poi una terza: con calma, muovendosi caute. Il braccio di Dario gli solleva una gamba e il suo ginocchio spinge via l’altra, Samuele sussulta e stringe i denti quando il suo sesso comincia ad entrare. Respira. Spinta. Un gemito soffocato, la mano stretta sulla coperta. Dario allunga la propria spostandola per un attimo dal suo sesso, appoggia le dita sulle sue labbra. Spinge sempre più rapidamente man mano che i movimenti si fanno più sciolti, si sentono i loro corpi schioccare, i sussulti, i lamenti a mezza voce. Poi Samuele tira su anche quell’altra gamba, gliel’appoggia tutt’e due sulle spalle e Dario prende foga, inarca un po’ la schiena e si morde il labbro.
“Così,” esala roco.
Così e poi anche di lato, interrompendosi giusto il tempo di girarsi, il fianco di Samuele sul letto e il braccio di Dario che passa proprio sotto l’articolazione della sua spalla, in quello spazio tra il corpo e il materasso, cingendolo da dietro, il suo petto che gli aderisce alla schiena e il suo sesso che entra di nuovo, più agevolmente. Forse è la sensazione migliore, sentirlo scorrere un po’ alla volta più dentro, a ritmo con le dita che gli percorrono l’erezione, più in fretta e più in fretta. Samuele non si ricorda quand’è stata l’ultima volta che ha scopato così bene, ed è esattamente quando questa idea lo coglie che sente Dario irrigidirsi e trattenere il fiato con un mormorio strozzato, poi dare le ultime spinte frenetiche ed esplodere in un lamento caldo e vischioso trattenuto giusto perché c’è gente in casa.
Quello si ferma il tempo di riuscire a respirare, sempre toccandolo. Respira, qualche volta, poi si issa sul gomito e lo spinge per farlo rotolare supino, andando a suggere tra le labbra il suo membro: è questione di una manciata di secondi e Samuele si sente esplodere le interiora e per fortuna Dario gli tappa la bocca con una mano, così non urla per l’orgasmo.
Se lo lascia tremare nello stomaco fino all’ultimo, socchiudendo gli occhi, poi inspira profondamente, rilassandosi.
“Mia sorella mi castra,” farfuglia a mezza voce, noncurante.
“A far star buona tua sorella ci penso io,” commenta Dario, con una risata nel tono. Poi si riscuote, sembra riemergere da uno stato di sublime trance. “Non mi hai ancora detto cosa ci facevi tu nudo in camera mia.”
Samuele fissa il vuoto, occhi vitrei e rassegnazione. Dario lo trova buffo, sempre calmo e controllato nonostante uno spirito vivace e una notevole energia. Al contrario di lui, Samuele è uno che pensa tantissimo.
“E’ per via di quella cosa che dicevate l’altra sera,” ammette infine, riluttante. “Quella storia di girare nudi per casa. Quando tu hai detto che eri d’accordo ho pensato di provare ma le ragazze sono arrivate proprio allora e…”
Ma Dario sta già ridendo, d’improvviso e a scroscio. Ha le palpebre strizzate e dà l’idea di morire dal ridere.
“N-non ci credo,” balbetta appena il suo accesso di risa si calma abbastanza da permettergli di parlare, “Ti sei bevuto davvero quella cosa della neve?”
Samuele lo guarda stupito, con la sensazione che lo attenda una sorpresa.
“S… No?” azzarda, vago.
Dario ride ancora, scrollando la testa.
“No! Era una cazzata, mi diverto ad assecondare Féfé con cose stupide e lei non se ne accorge.” Storce il naso. “La liberazione non passa per i vestiti,” aggiunge, sintetizzando perfettamente ciò che lui stesso ha concluso in merito.
E così, ecco il vero amico: tollera le scemenze di Ofelia fingendo di appoggiarle. Più lo conosce, più Samuele trova che Dario sia notevole. Dopo l’ultima mezz’ora poi, questa è diventata una certezza.
L’altro intanto si issa a sedere e guarda intorno a sé, quindi si piega ad afferrare i vestiti sul pavimento.
“Ho fame. Tu hai fame?” chiede, passandosi la mano tra i capelli neri.
Samuele non sa bene come prenderlo, questo. Lo sta cacciando fuori, con la scusa di andare a far cena. Non è che volesse altro, anzi, soprattutto visto il modo in cui Massimo l’ha piantato il mese scorso, ma poteva aspettare altri tre porci minuti.
“Già,” conferma neutro, facendo a sua volta per tirarsi su.
“No,” lo ferma Dario con naturalezza, tirandosi su i pantaloni. “Vado io, prendo due piatti di quello che sta facendo Féfé,” aggiunge, prima d’imboccare la porta.



Ofelia armeggia con un grosso piatto da portata in vetro. Cuoca per solida tradizione familiare – il ristorante di famiglia l’aprì sua nonna, passò poi alla madre, è stato venduto da due anni – ha attualmente preparato una quantità di tagliatelle da sfamare l’armata imperiale di Star Wars. Attorno a lei si affaccendano Monica e Lucia.
“Ma dov’eri finito? È pronto in tavola,” lo redarguisce non appena Dario compare, scarmigliato e soddisfatto. “E vedi se riesci a capire dov’è il cretino, che non lo trov… Cosa stai facendo?” continua, vedendolo prendere possesso di due piatti che poggia sul vassoio.
“Ceno in camera, scusa, ho delle cose urgenti da fare,” risponde Dario svagato, riempiendo i piatti senza parsimonia con sostanziose mestolate.
Ofelia aggrotta la fronte, perplessa, ma l’amica Monica l’anticipa.
“Perché due piatti?” chiede incuriosita.
Dario, che ha appena registrato con la coda dell’occhio la presenza di un bel vassoio di bignè di pasticceria, sogghigna agguantandone un paio di manciate.
“Uno per me e uno per Samu,” illustra, candido.
Ofelia sgrana gli occhi, strafulminata, spalanca la bocca e il suo viso spruzzato di efelidi si tinge di un magenta preoccupante, mentre la forchetta da servizio che impugnava vola al di sopra della testa dell’amico in rapida ritirata.
“Dario!” strilla. “DARIO!”
Anche Samuele, nel corridoio al di là della porta chiusa, ode un tuono di collera femminile squarciare il silenzio pochi istanti dopo.
“DAARIIIOOOOOO!” ruggisce sua sorella, appena prima che l’uscio si socchiuda.
“Stai bene?” s’informa placido, intanto che l’altro spunta in camera.
Dario gli lancia un occhiolino, sornione.
“Certo.” E poi mostra il vassoio. “Tagliatelle e bignè,” precisa, didascalico.
Samuele sorride, s’installa per bene sul letto ed osserva le evoluzioni di Dario che fa altrettanto. Non è affatto strano e non si sente a disagio come pensava.
Le tagliatelle sono alle ortiche, e riconosce subito la mano di Ofelia. Sembrano proprio quelle che mangiava al ristorante da bambino, ricorda l’enorme grembiule di sua madre e il profumo di verde.
“E ora dimmi, Samuele,” azzarda Dario, tra un boccone enorme ed uno spropositato. “…Cosa fai domani sera?”


Edited by suni - 28/2/2010, 21:00
 
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yalexy
view post Posted on 1/1/2010, 21:57




Perfetta *__*.
Assolutamente perfetta *-*. Complimenti, fai faville anche con le originali çwç.
*Adorazione profonda*.
 
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Laly La Stronza
view post Posted on 3/1/2010, 16:58




Per questa storia hai una nuova fan, lo sai?
Una mia amica ti adora, letteralmente.
Ma, dato che non legge Naruto (mancanza cui sto cercando di ovviare), leggerebbe per ora solo le tue originali.
Certo, io ancora vorrei leggere una tua etero originale, ma a lei piacciono tanto le yaoi...
E sì, l'ho letta anche io.
Come al solito sei magistrale.
 
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Silver Moon
view post Posted on 4/1/2010, 00:47




Oh cielo che cosa favolosa...

Oh cielo...

*_*

Scusate, quando mi si sarà riconnesso mi rifarò viva...

Cielo...
 
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Rohchan
view post Posted on 4/1/2010, 18:53




suni, sei MALEDETTAMENTE brava.
Possibile che tutte le cose che scrivi, TUTTE, senza eccezione, siano delle perle simili?!
...
Ti ammiro tanto....(cit)
...
se proprio una Somma.
E' dolce, delicata, è...viva, vera. E' una carezza , spiritosa, forte, è di tutti i giorni ed eccezionale.
E' incredibile come tu riesca a raccontare cose umane con parole umane rendendole fantastiche. E' un dono.
Scrivere è un dono. Qualcuno ce l'ha, qualcuno no, c'è scritto anche sul tuo profilo efp.
E tu ce l'hai, per la miseria se ce l'hai...^^
COMPLIMENTIIIIIIIIIIIIII!!!!
 
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Elos
view post Posted on 10/1/2010, 22:58




Oddio, checcarina! *_* Al momento mi sorgono tanto tanto spontanee una marea di faccine di quelle che trasudono miele e zucchero, dolci ai limiti del diabete, perché la storia è proprio deliziosa.
Sono simpatici i personaggi, divertenti il contesto e la situazione, e la conclusione è incantevole. Mi piace leggerti anche perché riesci a non farmi diventare di un allegro rosso peperone quando si arriva alle scene un po' andanti, cosa che in genere mi parte in automatico: le tue sono allegre e leggere, fa piacere leggerle.
 
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kei_enjoji
view post Posted on 2/3/2010, 14:53




Semplicemente stupenda! come al solito sei stata fantastica.
Adoro sempre di più il tuo modo di scrivere *_* sì sì mi piace leggerti e inoltre mi rilassa. Mi ci voleva proprio una bella, buona e sana lettura sopratutto dopo la giornata di me*da di ieri.
Sai suni? stavo pensando (beh sì ogni tanto succede anche a me purtroppo x°D) che non sarebbe male rileggere qualche altra vicenda di Samuele e Dario *ç* ehm... ok me se ne va fischiettando tralàlà x°D
 
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slice
view post Posted on 4/3/2010, 12:07




Allora quando ho letto il titolo "Tagliatelle e bignè" la prima cosa che ho pensato è stata: "Insieme?", lo sai vero? u.u'
Mi piace com'è scritta e anche quei regionalismi che la rendono più vera... Manzo, mi fa strappare tutte le volte! XD
Geniale davvero e carina anche per l'ultima frase perché, è inutile, siamo delle romanticone e la fine, di tutto, ci spaventa. Bella la caratterizzazione anche, la sorella scema che lo redarguisce e poi tira la forchetta al tipo è davvero azzeccata, non necessaria, ma piacevole e contribuisce a rendere tutto più divertente e scorrevole.
Ho apprezzato anche il fatto che Dario abbia 'ceduto' prima di Samuele, non so, è più normale così più naturale, lo hai reso più umano, perché da come lo aveva osannato nel suo pov Samuele... e poi anche dalla mediocrità di quest'ultimo raccontata da te... insomma c'è più giustizia così, no? Che cretina che sono! XDD Ma come mi vengono in mente 'ste cose, tu lo sai?
Aaah anche a me piacciono mori con gli occhi verdi... dici te: "A chi non piacciono?", beh sì ok ma, siccome i miei gusti sono rimasti invariati negli anni, tutte le amiche che ho avuto mi hanno detto di avere gusti orribili u.u; a me piacciono i capelli neri più che altro, gli occhi... dipende più dal taglio che dal colore. Gli occhi neri comunque son stupendi, concordi? ;3 Ok sono uscita dal seminato, scusa u__u
Mi è piaciuta, in sintesi, non leggo molte originali, ma l'ho trovata leggera e... l'ho mangiata senza accorgermene, XD bella!
Brava tata! ^^
Chu

Edited by slice - 4/3/2010, 12:30
 
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7 replies since 31/12/2009, 17:35   799 views
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